Simona insegue le proprie passioni. Ma che significa? Trasformare i propri desideri in realtà, impegnare la propria mente in un moto perpetuo verso l’autorealizzazione, centrare l’obiettivo, aver la possibilità di esprimere se stessi.
La ballerina che varca la soglia della sala prove abbandona alle sue spalle ogni sorta di preoccupazione, sofferenza o incomprensione. La sua attenzione è tutta rivolta ad un demi-pliè, una piroette, un chassè, un grand-battement. E come una ballerina sente di esprimere se stessa lasciandosi trasportare dalla musica di una coreografia, così il poeta si immedesima in una poesia, l’attore in un film, il calciatore in una partita.
Questa libertà di espressione a Simona non è stata negata nonostante il fisico. Dice di sé: -Un volo senza ali. Credo sia la definizione perfetta per il mio modo di danzare- .
Per tanti altri non è così. Danza classica e moderna in primis seguono regole fisse, basate, oltre che sullo stile e sulla tecnica, proprio sull’aspetto fisico. Fisico asciutto, collo del piede arcuato e apertura di gambe a 180 (meglio 190), sono tassativi. Molti esperti del settore sostengno che per diventare “ballerini di un certo livello” necessitano una serie di requisiti tra cui quelli fisici sono proprio i presupposti.
Quando la passione è intensa e attraverso di essa si arrivano a comunicare gioie ed emozioni che ci appartengono: che senso ha chiedersi se il proprio fisico è longilineo, se l’apertura di gambe è sufficiente o se il collo del piede è inarcato? Dettagli!
Simona dice, inoltre: -Forse per qualcuno faccio tutto questo in un modo un po' "particolare"...A me piace dire invece che ho avuto in dono la possibilità di fare tutto questo in un modo "speciale", un modo tutto mio che ho la gioia di condividere con altre persone: se non avessi questa possibilità non ci sarebbe niente di speciale in quello che faccio, ma è proprio il condividere la mia arte con gli altri che dà al mio dono un senso di vita...-.
Prendiamo ad esempio un’ altro fenomeno: Oscar Pistorius. Soprannominato “The fastest thing on no legs”, è un amputato bilaterale detentore del record del mondo sui 100, 200 e 400 metri piani. Corre grazie a particolari protesi in fibra di carbonio, denominate “cheetah”. Fin dal 2005 ha espresso il desiderio di poter correre coi normodotati alle Olimpiadi di Pechino 2008. La IAAF ha respinto questa richiesta, sostenendo che "un atleta che utilizzi queste protesi ha un vantaggio meccanico dimostrabile (più del 30%) se confrontato con qualcuno che non usi le protesi". Temono forse il suo carisma?
Impedire ad un talento di inseguire la propria passione, significa limitarne la libertà, negare un diritto. In poche parole: violenza e discriminazione!
Intervista a Simona Atzori: www.inail.it/pubblicazionieriviste/tuttititoli/riabilitazione/superabile/febbraio2002/7.htm
Per saperne di più su Oscar Pistorius: http://it.wikipedia.org/Oscar_Pistorius
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