29 gennaio 2017

Cosa vuol dire per me essere infermiera


Da piccola,nel periodo delle elementari, volevo fare la parrucchiera. Poi crescendo ho capito che avevo bisogno di fare un lavoro utile, e aiutare gli altri mi sembrava il modo migliore per assolvere a questa mia necessità. Iniziai a pensare a qualche lavoro in ambito sanitario, medico o infermiera. Un lavoro, che in realtà non fosse solo un lavoro, ma una scelta di vita. Un lavoro in cui la fatica fisica e psicologica avessero un fine nobile, concreto, di valore.

Decisi di diventare infermiera, anche se dentro di me già lo ero. Si, perché la predisposizione ad accudire e prendermi cura dell’altro era nata già prima di iscrivermi al test di ingresso universitario. L’immatricolazione non è stata altro che la conseguenza.

Perché aiutare gli altri come scelta di vita?  

Probabilmente ad avere bisogno di qualcosa ero io e dare una mano mi avrebbe reso appagata e soddisfatta. Questo mestiere è fatto per il 50% di DARE e il 50% di AVERE: l’infermiere da tanto (aiuto, assistenza, sostegno morale, coraggio) ma riceve altrettanto (risultati concreti di assistenza, ringraziamenti, complimenti, fiducia, sorrisi). 

E questo è il motore che mi spinge a lavorare con lo stesso spirito del primo giorno. Con la voglia di migliorare, imparare cose nuove, imparare a gestire situazioni di grande responsabilità, ma soprattutto con la voglia di far star meglio le persone. E non solo fisicamente.